Nel “segno” di Margy…

“Le mie tele sono narrazioni di emozioni, sensazioni, sentimenti che vengono espressi col linguaggio dei segni e dei colori”.

BIOGRAFIA

Margherita Cavalet , alias “MARGY”, è nata a Bassano del Grappa (VI) l’ 8 settembre 1979. Dopo la maturità al Liceo Artistico di Venezia, si è laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia (indirizzo pittura), dove ha conseguito la Specializzazione. Dal 2015 docente in ruolo disegno e storia dell’arte presso Liceo G.B. Brocchi di Bassano del Grappa.

 

Margherita Cavalet , also known as “MARGY”, was born in Bassano del Grappa, near Vicenza, September the 8th 1979. After having got through the school-leaving examination at Venice’s Artistic Liceo, graduated at “Accademia di Belle Arti” in Venice in painting studies. Here also obtained the “Specialization”. Since 2015 teacher in the role of drawing and art history at the G.B. Brocchi high school in Bassano del Grappa.

Nel “segno” di Margy…

La sua ricerca artistica si esprime attraverso un’energica forza segnica che ha bisogno di dispiegarsi su supporti di grandi dimensioni, talvolta anche irregolari –tondo, ovale, rombo, triangolare..-

“Quando mi trovo di fronte alla tela -dichiara– il mio stato d’animo ed il mio carattere mutano, quello è l’unico momento in cui mi sento sicura di me stessa, provo una sensazione di libertà e un forte piacere: l’opera che vado a realizzare mi consente di liberare le mie emozioni, esprimo insomma la mia realtà soggettiva, non oggettiva, il mio essere interiore. Le mie tele sono narrazioni di emozioni, sensazioni, sentimenti che vengono espressi col linguaggio dei segni e dei colori”.

L’impeto e l’immediatezza della sua fase creativa, supportati dall’abilità manuale che si esterna con un metodo quasi gestuale, sono nutriti di una accurata ricerca sul linguaggio pittorico: ella ha, in particolare, sedimentato e accolto l’esperienza degli espressionismi, dall’astrattismo all’informale ed esprime i suoi messaggi attraverso un repertorio segnico personalissimo che prende vita dall’ascolto di sé; si tratta di elementi e strutture simboliche che innegabilmente rimandano a forme archetipe connaturate allo sviluppo antropologico.

Nelle sue opere si materializzano vortici spiraliformi di colori vitali e generalmente sovrastano tessiture più statiche che si espandono a cercare respiro, richiamano a sé i campi cromatici circostanti si gonfiano lievitando in sfumature albicanti per poi inabissarsi in un centro catalizzatore, origine e scopo di queste tensioni. Pennellate vorticose, assecondano la sinuosità delle forme, ora quasi accarezzandole con dolcezza e con tocchi rarefatti, ora agendo con energia quasi per plasmare con il controllo la materia caotica e primordiale.

Le sue rappresentazioni si caricano così di significati newsimbolisti incrementati dal potenziale dei colori.

Predilige i colori acrilici, meglio rispondenti per le caratteristiche intrinseche di rapida asciugatura al suo slancio creativo; talvolta si avvale anche di ausiliari acrilici, cera, pastelli tridimensionali e olio. Sperimenta diversi strumenti oltre ai pennelli, arnesi dentellati, spatole, utensili quotidiani e domestici, lavora anche con le dita e plasma con il palmo della mano.

La sua pittura generosa decantante luci e trasparenze si propone ogni volta come campo di espressione e sperimentazione per le composizioni successive.

Non hanno titolo le sue opere “non ne sento l’esigenza –risponde, se le si chiede il motivo- sono emozioni, …altrimenti dovrei pensare..” la razionalizzazione rappresenterebbe il tradimento della naturalezza della comunicazione; l’opera vive di sé non abbisogna di altri completamenti: questa è la freschezza della proposta di Margy Cavalet che con la sua pittura ci vuole dire che la vita è fatta di incontri e di sorprese, essi si registrano con stupore dentro di noi, occorre leggere, positivamente e con indulgenza, nella filigrana della nostra interiorità il mondo fantastico, aggrovigliato talvolta, ma raramente oscuro e triste, che vi regna.

Prof. Silvana Aldeni
(docente storia dell’arte)

Under the sign of Margy…

Her artistic research discloses itself through strong and vigorous signs that require large and often irregularly shaped supports such as rhombus, circles, riangles, ovals.

When I’m facing my canvas –she states- my mood, my emotions and even my personality change: these are the only moments in which I fell self-confident. I perceive a strong feeling of freedom and pleasure: the painting I’m going to create will allow me to release my emotions and to express my own reality, which is not in the least an objective reality. What I express is my inner world. My paintings tell about feelings, sensations and emotions through the language of signs and colours.

Her impetuous and spontaneous creativity, together with her manual skill and almost gestural method are backed up by an accurate research on the language of painting.  In particular Margy has drawn the lessons of Expressionism, Abstractionism and Informal Art and she expresses her messages through a highly personalized range of signs that has roots in her deeper self. The symbolic structures and elements she employs undeniably recall archetypical shapes. From her very first and impulsive creations, Margy has always and unconsciously used the spiral. Later, in the dissertation for her degree certificate, she investigated it: she focused on the meanings of spiral in history, on its symbolic and psychological meanings and on the link between its geometric quality and its natural and anatomic  aspect.

In her paintings, winding vortexes of vital colours spread over usually static backgrounds.  These vortexes attract the surrounding colours, they swell in whitening nuances and finally sink in the catalyzing centre , begin and end of all these tensions.

Sometimes her whirling brush strokes comply with the sinuousness of shapes with sweet and rarefied touches, some other times they energetically mould the chaotic and primordial substance. Thus her works are endowed with neo-symbolist meanings that are emphasized by the power of colours.

She experiments a host of different instruments besides brushes: various notched instruments, spatulas, ordinary and domestic tools. She also likes working with her fingers and moulding with her palms.

Her generous painting, a triumph of light and transparencies, offers room for expression and experiment for the works to come.

Her works have no titles: “I don’t feel I need them” she states “They are emotions, otherwise I would have to think”. To rationalize would mean to betray the natural spontaneity of her communication. Paintings have a life of their own, thus there is no need for completion.

This is Margy Cavalet ’s fresh proposal: her paintings tell us that life is made of surprises and pleasant or unexpected meetings that we record from time to time in our inner world.  We should learn ,with positive indulgence, to glimpse at the fantastic – maybe chaotic but seldom dark and gloomy – realm inside of ourselves.

Professor Silvana Aldeni
(Professor in history of art)